lunedì 16 novembre 2015

Il segreto delle fragole





Il segreto delle fragole, l’agenda poetica del 2016 da regalare a Natale a noi stessi e agli amici più cari
di Bonifacio Vincenzi

Come giustamente scrive G.S. Marden “se un abitante di qualche altro pianeta venisse a visitarci, probabilmente penserebbe che la nostra popolazione è tutta in moto per qualche meta lontana,per qualche altra destinazione, e che il luogo dove per caso vive è semplicemente una tappa. (…) Il visitatore troverebbe pochissime persone viventi veramente in quel momento e in quel luogo. Troverebbe che lo sguardo della massima parte di esse è rivolto a qualche cosa al di là, a qualche cosa ancora da venire.”

Nessuno ha più tempo. Gran parte della popolazione di questo pianeta è in fuga. Tutti corrono. Tutti sono schiavi della propria agenda giornaliera. Imperativo categorico: rispettare gli appuntamenti, costi quel che costi.

Chissà se Michelangelo Camelliti, quando molti anni fa iniziò la pubblicazione dell’agenda poetica Il segreto delle fragole, non lo fece pensando a un modo per favorire un momento raccoglimento, stampando a fianco della nostra pagina degli appuntamenti settimanali,  sempre una bella e significativa poesia.

Comunque, al di là di questo, quello che è importante sottolineare, è che ogni anno l’agenda poetica Il segreto delle fragole ritorna con nuove poesie e nuovi temi.

Il tema de Il segreto delle fragole 2016 (LietoColle) sembra essere stato pensato per risvegliare il cuore: essere generosi. E credo che la riflessione nella breve nota introduttiva sia una buona opportunità per farci comprendere molte cose:

La generosità non è una virtù individuale, ma un dono che entra a far parte della dotazione morale e spirituale di quello che si chiama carattere. È un capitale con cui arriviamo sulla terra, che si è formato prima della nostra nascita e che si alimenta della qualità delle relazioni nei primissimi anni di vita. È influenzata dai Poeti che hanno nutrito il cuore della mia famiglia. Dalle preghiere della mia gente, dai musicisti che amo e ascolto, dai cantastorie nelle feste di paese, dai discorsi e dalle azioni dei politici, dalle omelie dei predicatori. Dai martiri di tutte le resistenze, da chi ieri ha donato la sua vita per la mia libertà di oggi. Dalle generosità infinite delle donne che molte volte hanno messo la fioritura della famiglia a cui hanno dato vita prima della propria – e continuano a farlo. La generosità genera riconoscenza per chi ci ha resi generosi con la sua generosità.

Vivere con persone generose ci rende più generosi – proprio come accade con la preghiera, con la musica, con la bellezza …. Coltivare la generosità produce molti più effetti di quelli che riusciamo a vedere e a misurare. La radice dell’essere generosi è la Poesia.”

Gerald Jampolsky sosteneva che “dare e ricevere sono in verità una cosa sola.” Aveva perfettamente ragione. Essere generosi verso qualcuno è un bene che facciamo a noi stessi prima che agli altri.

Un’altra considerazione importante da fare è che il primo ad essere generoso in questa operazione editoriale è stato proprio l’editore. Il segreto delle fragole anno per anno è stato sempre curato da poeti importanti della scena italiana. Quest’anno Michelangelo Camelliti, con un atto di grande generosità, ha affidato la curatela a quattro giovani poeti italiani: Clery Celeste, Tommaso Di Dio, Giulia Rusconi e Giulio Viano.

Anche per significare simbolicamente i cambi di stagione, ognuno dei giovani curatori ha scritto una nota in corrispondenza delle date in cui convenzionalmente accadono equinozi e solstizi, il 21 di marzo, giugno, settembre e dicembre.



Clery Celeste, aprendo l’equinozio di primavera, così scrive:

Per essere noi stessi, dobbiamo avere noi stessi – possedere, se necessario ri-possedere, la storia del nostro vissuto. L’uomo ha bisogno di questo racconto, di un racconto interiore continuo, per conservare la sua identità, il suo sé.

Questo ci dice Oliver Sacks riguardo il concetto di identità.
La poesia quindi diventa affermazione di noi stessi, ci permette di scendere quei gradini interiori che ci portano nelle profondità più nascoste dell’umano e dell’universale. La lettura di testi altrui è la forma più onesta di umiltà, ci si affaccia all’abisso di qualcun altro e attraverso questa sorta di discesa si trattiene il verso e lo si fa diventare proprio.

Lo si conquista con la pazienza e l’ascolto. Ecco perché, caro lettore, è così importante questo progetto: ogni giorno puoi scendere di un gradino dentro di te con questa torcia di versi nelle mani.


Improntata sull’umiltà dell’ascolto è anche la nota di Tommaso Di Dio al Solstizio d’estate:

Un anno di poesie accompagnerà il lettore; ma cosa è una poesia? Un verso fra i tanti potrà smuovere una riflessione, un sentimento, provocare un rispecchiamento, un ritrovarsi ancora prossimi e vicini ad una parola umana che prima non si conosceva e attraverso cui un volto, una vita, una via si disegnerà nella mente del lettore. La civiltà della poesia passa anche da questa minima, semplicissima, umiltà di ascolto e di partecipazione. L’umano è tale perché vive nelle parole e fin quando sarà in grado di trovare nel linguaggio, sia esso povero o ricco, forte o debolissimo, l’atto fondamentale della propria esistenza. Cosa sia una poesia non è dato saperlo, perché la poesia non è scoperta, atto di appropriazione di una verità data una volta per tutte; ma continua interrogazione e stupore e capacità di ascolto nell’altro di se stesso. Auguro a questo lettore che non conosco, ogni bene e infine la forza di credere in questa ricerca di sé attraverso l’estraneo che arriva alla sua porta.




Giulia Rusconi, invece, apre l’Equinozio d’autunno con una visione disincantata ma aperta comunque alla speranza:

Che la poesia non salverà il mondo è chiaro a tutti, che sia considerata spesso meno del meno di niente è ahinoi evidente, esclusa dai grandi numeri, dalle conversazioni, relegata nello scaffaletto in fondo nelle librerie. Proprio per questo trovo sia un grande regalo poter ospitare la poesia nella nostra vita di tutti i giorni, e portarcela appresso, custodirla come un gioiello. Qualche verso resta impigliato nelle teste, spunta fuori all’improvviso mentre prendiamo l’autobus, mentre facciamo la spesa o quando la sera allunghiamo le gambe sul divano, e ci rincuora, ci consola, ci fa vibrare.

Restarsi dentro / non vuol dire chiudere fuori, / è l’ascolto del mondo, l’apertura, scrive Maddalena Lotter (PordenoneLegge – Lietocolle, 2015): questo nostro intimo legame con i versi non è un passatempo demodé, tutt’altro, è continuare ad avere un occhio vivo su ciò che accade, un orecchio vigile e all’erta che sa ascoltare, soprattutto un cuore che sa ancora accogliere, e fermarsi a comprendere le cose, e, infine, averne cura.

Generosità come saggezza e maturità interiore ma anche come chiamata per armarsi di coraggio e valicare i limiti dell’egoismo è un po’ il senso della nota di Giulio Viano al Solstizio d’Inverno:


Essere generosi: la sfida dell’espandersi, respiro stesso della Creazione.
Si parla di una chiamata, una chiamata a valicare limiti, visibili o invisibili che siano: la barriera del tempo, nel ricordo di chi ha plasmato la nostra vita, prima di congedarsi da questo mondo; la barriera del singolo, nell’azzardo di amare; la barriera della terra e del mare …

Che sia un aprire di braccia verso un Ulisse lacero di guerre o un aprire di ali nel dividere un sogno come si spezza il pane, quest’azione richiede uno smarrirsi, un Solve verso un altro stato, dove non ritroveremo i precisi, rassicuranti confini che ci delimitano e ci identificano.

Dalla vita di ogni giorno al silenzio di un enigma, l’inoltrarsi chiede sempre una fine – doppia fra il qui e l’oltre, come in uno specchio. Coraggio di specchiarsi chiama esterno, esterno chiama ciò che lo attraversa. Terra incognita da guardare negli occhi, costi quello che costi: che sia proprio questo, l’essere generosi, comunque lo si declini?

Come lungo un sentiero di montagna, ognuno dei poeti che leggerete ha deposto il suo sasso, inciso dal suo sentire. Al soffiare del vento delle pagine, sentirete di vele, di onde e di sogni; della morte e di chi chiede il perché; di aneliti leggeri come petali e di sensi straziati. E un ritorno a ciò che era e sarà, verso l’Itaca che dorme nell’anima, attendendo il coraggio di aprire la crisalide.
Buona lettura e buone rotte sempre, a ciascuno di noi.

Sessantatre poesie, numerosi aforismi intorno al tema della generosità,  dei grandi scrittori del passato, foto molto significative, sottolineano la piena legittimità culturale, artistica e profondamente umana de Il segreto delle fragole, un’agenda poetica da regalare a Natale  a noi stessi e agli amici più cari affinché l’anno che verrà sia davvero l’opportunità per un viaggio ideale a favore di una magica avventura dell’anima.

Foto in ordine di apparizione: 1. Copertina de Il segreto delle fragole; 2. Michelangelo Camelliti (al centro); 3.Clery Celeste; 4.Tommaso Di Dio; 5. Giulia Rusconi; 6. Giulio Viano.







lunedì 9 novembre 2015

Solo brevi domande esiliate






Il testo che qui pubblichiamo è  la relazione che ha tenuto  Bonifacio Vincenzi a Villapiana (Palazzo Gentile) durante la presentazione del libro Solo brevi domande esiliate di Griselda Doka, organizzata il 7 novembre 2015 dall’Amministrazione Comunale.


Griselda Doka:
una casa nella Poesia
di Bonifacio Vincenzi        

“Ibn’Arabi racconta come re Salomone lo comunicò alla Regina di Saba introducendola in una stanza che aveva il pavimento di cristallo. La regina lo scambiò per una superficie di acqua e sollevò la gonna per non bagnarla. Quando si accorse che l’acqua non c’era di colpo capì che la realtà è un gioco fra somiglianza e differenza e che il mondo si annienta e si ricrea in ogni istante.” (E. Zolla)
Vale la pena riflettere su questa frase:

La realtà è un gioco fra somiglianza e differenza e  il mondo si annienta e si ricrea in ogni istante.

È risaputo, però, che la realtà, per la gran parte delle persone, è qualcosa di estremamente serio e nessuno ha una propria teoria del gioco da cui attingere. Al massimo  si ha una teoria del comportamento ludico in ragione del fatto che la maggior parte delle persone più che giocare con la realtà preferisce parlarne, lamentarsene, subirla.

Poi ci sono i poeti che la realtà la fanno sulla pagina. Poesia, infatti,  come dice l’etimo, vuol dire fare realtà. Ma di quale realtà si occupano i poeti? Una bella domanda questa. I poeti si occupano della realtà che riemerge da quel silenzio che precede la poesia. Quella che li riguarda, quella che non se n’è mai andata. Quella che è stata vita e continua ad essere vita perché nella poesia presente, passato e futuro non sono affatto separati.

E Griselda? Di quale realtà si occupa Griselda nel suo Solo brevi domande esiliate ( Fara Editore)?

Il libro si apre con una dedica speciale che recita così:

A quei passi solitari e silenziosi

Su quale sentiero si muovono questi passi solitari e silenziosi? A chi appartengono? Da dove vengono? Dove andranno?

Il luogo fisico che Griselda Doka ha scelto e accettato di abitare ha fragili confini e capita spesso che nel respiro dei passi della sua quotidianità, altri passi, altre vite ritornino attraverso il fiato della poesia.

Allora è come vivere in due nello stesso corpo presente in quell’istante che annienta il mondo e lo ricrea. Ma sono due le vite. Due le albe e due i tramonti. Due i soli e due le lune. Due vite nello stesso cuore e nella stessa anima …

Servirebbe un incantesimo di sonno
alla memoria corrosiva
per dimenticare momentaneamente
chi siamo stati
in quell’angolo del mondo
dove congelato è rimasto il volo dell’aquila
troppo alto il cielo
troppo bassa la terra (…), pag.23

O ancora:

Mi aggrappavo alle nuvole
per varcare la valle
rinchiusa nel rancore
e con pupille di bambina
ritraevo scene di vita
che volevo
quel mosaico di nuvole
candide
pure
piene
è tuttora l’unico modello
che mi porto dietro
e man mano completo
mescolando boccate
di libertà
e frammenti di esistenza
in questa parata di respiri trattenuti
che si aggrappano al mio collo
e attendono, pag. 55

Il difficile per lo straniero non è vivere fuori, tra la gente; il difficile è dentro, nel profondo.
Quei passi solitari e silenziosi, a cui Griselda ha dedicato il libro, sono sempre accanto. Quella vita  continua ad esserci con o senza la poesia. Basta un profumo particolare, una folata di vento, il volo di un uccello e tutto improvvisamente ritorna. Allora è come rivivere il passato un’altra volta.
Vita che si ripete, vita che cerca la sua casa nella poesia, nel libro. E di nuovo, forte, risuona la frase dell’inizio:

La realtà è un gioco fra somiglianza e differenza e  il mondo si annienta e si ricrea in ogni istante.

E Griselda Doka lo ribadisce in una delle sue brevi domande esiliate:
che colpa ne ho
che nasco e muoio
dentro il secondo? , pag.65

Alla fine non esiste una storia della nostra vita, esistono soltanto racconti, alcuni luoghi, immagini di noi, dove noi siamo stati: la vita si svolge attraverso l’assenza.
Ed proprio l’assenza la protagonista del libro di Griselda. L’assenza che diventa presenza sulla pagina, nel verso …

C’è sempre un’aria di grande famiglia che accomuna una nazione. La gente che parla la stessa lingua acquista la stessa forma di bocca, le stesse pieghe di espressione. Ci si somiglia per volti, corpi e gesti, per maniere simili di parlare, di camminare, di sospirare.

Un esule, anche se volontario, porta questa sua grande famiglia ovunque vada. Deve imparare a convivere con questa moltitudine invisibile. Convivere con questi passi silenziosi.  Si sta come una foglia sul grande albero dei propri avi. L’albero non si vede ma c’è.

Qual è il tuo scopo?  a questo punto chiederebbe lo scrittore greco Nikos Kazantzakis. Per poi rispondere: il tuo scopo è “lottare per afferrare saldamente il ramo, sia come foglia sia come fiore sia come frutto, perché si muovi, si rinnovi e respiri l’albero intero dentro di te.”

Ed è esattamente quello che fa ogni giorno nella poesia e nella vita Griselda Doka.