mercoledì 4 maggio 2016

Stati d'amnesia




La lotta, l’equivoco, la presenza, l’assenza nella poesia di Lella De Marchi
di Bonifacio Vincenzi


Nel bianco cespuglio
chi canta?
L’usignolo ingannato
dal suo desiderio
di primavera
ha scambiato
gli ultimi fiocchi di neve
per i fiori di pruno.

Sono versi di Sosei Hoshi semplici ed efficaci. Fanno riflettere perché edificano su di un equivoco il forte desiderio per la bella stagione.

Si può partire tranquillamente da qui per immergersi nella lettura di questo libro di Lella De Marchi, Stati d’amnesia (LietoColle). Chi è che canta nel bianco cespuglio della pagina? Chi si abbandona all’inganno di un desiderio che cerca primavere lontane per accendere questi stati d’amnesia? Poco importa se sono fiocchi di neve o fiori di pruno, Lella De Marchi lo sa bene. Lei porta dentro di sé un mondo improvvisamente scomparso. Mai morto definitivamente perché continua ad alitare nella caligine che allontana dal vero degli occhi. Non più vivo completamente perché la Realtà non riconosce la Vita della memoria.

Desiderio di donna, di ragazza, di bambina. Desiderio di poeta. E poi il canto struggente che viene dal cuore.

la parte che punge e respinge, io sono
anche questo, dentro ad una fessura vado
intrecciando come l’ortica la mia solitudine,
muta, di strade di marciapiedi, vuota
di clacson e di rumori

io difendo me stessa e forse anche te che sei
fuori di me non so bene che cosa, certe volte
in stato d’allerta, abbarbicata nascosta,
mi chiudo alla luce mi copro di spine

ascolto me stessa tacere, dentro
ad una fessura

Dentro e fuori. La lotta, l’equivoco, la presenza, l’assenza …
Questa Notte è Luce, direbbe Pessoa, sentendosi lui stesso il centro del Ricordo.
Lella De Marchi è sempre pronta ad ascoltare l’Altra, la ragazza che si porta dentro. Lei aveva delle speranze, cadute poi ad una ad una con i giorni, i mesi, gli anni: il tempo non è mai tenero con il passato.

Da qui il tema della solitudine si fa pressante e qualcosa ritorna nel respiro silenzioso della pagina. Si moltiplicano gli sguardi, infiniti sguardi. La poetessa rimane sola, accesa, senza nome. Liquida si espande come su uno schermo. La solitudine peggiore è sapere che lei porta a spasso la donna che non è. La migliore è quella del pensiero, tanto cara a Jabès, ed è come un solco, una stessa ferita. E a questa profonda ferita la Poesia di Lella De Marchi deve tutta la sua fertilità.

LietoColle
http://www.lietocolle.com/shop/collane-collana-blu-aretusa/stati-damnesia/

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